Bisogna depennare un altro dei limiti del pianeta considerati al sicuro. Una nuova analisi del ciclo dell’acqua condotta dallo Stockholm Resilience Centre mostra che l’indicatore per l’acqua dolce eccede di molto la soglia se si considera anche l’”acqua verde”, vale a dire quella conservata nel terreno e utilizzabile dalle piante.
La nuova valutazione si basa sull’evidenza di cambiamenti diffusi nell’umidità del suolo rispetto alla metà dell’Olocene – l’epoca geologica in cui ci troviamo, che ha avuto inizio 11.700 anni fa –, alle condizioni pre-industriali e alla destabilizzazione dovuta ai mutamenti dei processi ecologici, atmosferici e biogeochimici legati alla mutata disponibilità di acqua verde.
Finora, l’analisi dei limiti del pianeta per l’acqua dolce si basava soltanto sulla cosiddetta “acqua blu”, cioè sui prelievi di acqua da falde, laghi e fiumi. Con questi parametri, il limite era considerato “non oltrepassato”. Ma si basa su una visione parziale, non integrata del ciclo dell’acqua con il resto dell’ecosistema. Mancano gli impatti dell’acqua verde, e in particolare dell’umidità del suolo, sulla resilienza della biosfera, sullo stato dei pozzi di carbonio, e sulla regolazione della circolazione atmosferica.
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