Con la presente si vuole comunicare che se le Segreterie territoriali di SLC CGIL ed UGL Telecomunicazioni non ritireranno la diffida inviata sabato mattina, con tanto di minaccia di art. 28, l’azienda non parteciperà al tavolo ministeriale richiesto dai sindacati e convocato per il 25 giugno.
Tale diffida, infatti, viene fatta nonostante che, a chiusura dell’incontro tenutosi alla Unione degli Industriali del Lazio il 17 giugno con le segreterie nazionali e la stessa RSU, era stato detto che in attesa dell’esito del successivo incontro al Ministero, la pianificazione dei turni successivi al 30 giugno, contestualmente alla approvazione del piano ferie estivo, sarebbe stata pubblicata come da attuale matrice, con la nota che in caso di mancato o diverso accordo, ci sarebbero state le opportune variazioni.
La diffida arriva, peraltro, dopo una intera giornata, quella di giovedì 18, trascorsa con la dichiarazione di 8 giorni di sciopero per un malinteso sul pagamento degli stipendi di luglio, malinteso generato, in particolare, da una intervista rilasciata il giorno prima da una RSU della SLC CGIL su alcuni quotidiani locali in cui veniva affermato che “l’azienda dice che sono a rischio gli stipendi del prossimo mese”.
L’azienda, come ribadito nei successivi comunicati al personale e alla stampa, non si è mai sottratta al proprio dovere, né ha mai dichiarato di volerlo fare: qualora non fosse ancora chiaro, la trattativa non verte sul pagamento di una mensilità, ma sul futuro della sede tarantina.
A scanso di futuri equivoci, siamo a precisare che qualora l’azienda decidesse di procedere con la chiusura della sede di Taranto come esito della attuale vertenza, saranno rispettati tutti gli obblighi di legge.
Sorprende quindi la posizione delle Segreterie territoriali di SLC CGIL ed UGL Telecomunicazioni, che con la diffida di questa mattina mostrano ancora di non comprendere sia la gravità della situazione attuale – che ha bisogno di soluzioni di lungo periodo e non di roboanti iniziative – sia la modalità con cui una azienda di servizi deve organizzarsi per gestire le telefonate, nel nostro caso, quando arrivano e non quando ci è gradito.
L’azienda appartiene ad un gruppo quotato in borsa con lo scopo di produrre utili: il board decide di ristrutturare o chiudere le filiali che perdono soldi, potenziando invece quelle che sono in grado di generare utili.
Da anni la sede tarantina rappresenta una minaccia per il gruppo ed al management è stato chiesto di trovare immediatamente una soluzione: chi continua a descrive questa posizione come “un ricatto” si rifiuta di accettare l’idea che una azienda abbia senso solo se capace di generare utili.
Si segnala inoltre che per martedì sera è stata convocata una riunione straordinaria del CdA di Teleperformance, di cui non sono ancora stati resi noti i punti all’ordine del giorno”.