Crisi Twitter, Dorsey vuole cambiare: “Troppo testuale e difficile da usare”

Anche se non in modo significativo nel numero degli utenti attivi, Twitter è tornato a crescere. L’ultima trimestrale ha fatto segnare un utile di 91 milioni grazie a entrate complessive più alte delle previsioni: 731,6 milioni di dollari contro 686,1 milioni. Dunque se ne racconta la morte ogni sei mesi eppure il microblog dell’uccellino è ancora sul campo coi suoi 330 milioni di utenti. Anche se non è affatto fuori dalla crisi permanente in cui vive ormai da anni, in particolare per il ristagno dell’utenza. La scommessa per salvare la piattaforma, stando alle ultime mosse, è cambiarne il volto. Ben oltre i 280 caratteri ora disponibili per i post di tutti gli utenti, le catene di tweet o le piccole e poco incisive modifiche che si susseguono da mesi.

Ne ha parlato il cofondatore e Ceo Jack Dorsey, la cui cura sui conti di può dire a questo punto sulla buona strada, spiegando tuttavia che sia gli utenti che chi fa pubblicità trova il sito troppo complicato da usare. E spesso lo abbandona quando non riesce a trovare funzioni e strumenti che desidererebbe. Un tasso di rimbalzo eccessivo che da anni tiene il sito a terra, impedendogli una crescita paragonabile a quella dei concorrenti. Anzitutto perché abbatte il coinvolgimento e la crescita delle iscrizioni. Di conseguenza le tariffe pubblicitarie e le inserzioni. Così Dorsey ha spiegato che è il momento di “semplificare Twitter e fornire agli utenti esperienze più personalizzate”.

Il problema, pare di capire, è che troppi utenti ‘ronzano’ intorno alla piattaforma ma in (relativamente) pochi decidano di partecipare, cioè di aprire un profilo e iniziare a twittare: “Un terzo dei due milioni di nuove persone che arrivano ogni giorno sul sito hanno certe aspettative su come vorrebbero trovarlo e poi non riescono a trovare ciò che vogliono” ha detto Dorsey alla Technology and Internet Conference organizzata da Goldman Sachs. “C’è molto lavoro da fare, adesso”.

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