Le persone collegate a noi raccontano della nostra capacità di selezionare le amicizie, i partner lavorativi e le persone che ci stimolano alla crescita. Questi soggetti hanno un’enorme influenza sul nostro modo di pensare e di agire, perché rappresentano il nostro metro di paragone con il mondo che ci circonda.
Decidere con chi collegarsi è un’impresa che ci coinvolge tutti e che abbiamo preso spesso con leggerezza in passato. Questi strumenti sono stati creati per alimentare la nostra voglia di crescere, per aumentare e migliorare le relazioni e per agire sul nostro ego. Tanti collegamenti significa tanta visibilità, tanti like e tante opportunità. Questo lo pensavo pure io fino a qualche anno fa. Purtroppo noto che la maggioranza delle persone continua a crederlo.
Reid Hoffman co-fondatore di LinkedIn, ha affermato nel libro “The Start-Up of You”, che “per molte persone il networking è come usare il filo interdentale: è salutare ma non divertente”. Gestire relazioni, commenti e contatti è un vero lavoro, un impegno che comporta una buona dose di rischio, tuttavia non possiamo più farne a meno. Perché è dalle relazioni che arrivano le opportunità.
Secondo Herminia Ibarra, nel libro “Essere un leader, pensare da leader” dovremmo gestire i contatti distribuendoli tra operativi, personali e strategici.
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