“Sotto la lente” da prospettive diverse
Il vostro psicologo è in vacanza e il vostro analista è partito per le ferie? Vi ritrovate soli con le vostre manie, con le paure e le piccole e grandi nevrosi? Non preoccupatevi, la soluzione ve la proponiamo noi, suggerendovi una guida (semiseria) di film e libri per questo caldo agosto: per ogni disturbo, abbiamo una valida cura! Iniziamo.
Paura del nuovo? Se la novità vi spaventa e vi sentite al riparo solo all’interno di vecchi schemi e situazioni immutabili, di cui lamentarsi magari senza sosta, il film che può salvare dalla noia esistenziale è un film d’annata (1987), Bagdad Cafè, di Percy Adlon. Un’improbabile turista tedesca approda suo malgrado in un motel-bar piuttosto malmesso, nel deserto dell’Arizona. Il locale, caratterizzato da una pesante sonnolenza e incuria, si trasformerà in un luogo divertente e vitale! Grottesco e tenero, il film ha come colonna sonora la nota Calling you, che ci ricorda che qualcosa di nuovo sta chiamando: I’m calling you / Can’t you hear me? / And I can feel a change is coming. Non ignoriamo l’invito, dunque!
Siete tormentati dalla xenofobia? La paura dello straniero e del diverso si sconfigge con il musical del 2017, The greatest showman, diretto da Michael Gracey. Prima metà dell’Ottocento, l’impresario Phineas Barnum inventa lo spettacolo circense, raccogliendo intorno a sé gente di colore, persone affette da anomalie fisiche, fenomeni da baraccone, come la donna barbuta o i gemelli siamesi. Osteggiato e amato, Burnum è un ciclone inarrestabile, che investirà ipocrisie e barriere sociali, grazie alle bellissime coreografie e alla musica (Oscar e Golden Globe per la canzone, This is me). La donna barbuta, proprio in questa canzone, sfida la xenofobia con queste parole: “Sono coraggiosa, sono ferita – Sono ciò che devo essere, e non chiedo scusa: questa sono io”. Il musical non è il vostro genere? Allora, fate qualcosa di diverso, guardatevi il film!
Volete avere sempre ragione? Niente paura, siamo in presenza della cosiddetta “sindrome di Aristotele”! Vi proponiamo allora la visione del film francese Quasi nemici. L’importante è avere ragione di Yvan Attal. Una giovane studentessa di origine magrebina, proveniente dai sobborghi parigini incontra, o meglio si scontra, con un professore emerito e benestante, ma poco incline al politicamente corretto. Lui le insegnerà l’arte della retorica, per prepararla a partecipare ad un prestigioso concorso di eloquenza, suggerendo che non conta solo quello che si dice, ma come lo si dice! Insomma, “della verità chi se ne frega, l’importante è avere ragione”. Qualcosa però ad un certo punto va storto e allora occorrerà tornare alla verità, quella dei sentimenti e della profondità delle relazioni. Brillante e intelligente: un gioiello di incontro tra generazioni e culture.
E l’autostima? Tim Burton, regista visionario ci può traghettare verso il superamento di un grande classico disfunzionale: la bassa autostima. Lo fa grazie al suo Big Eyes, tratto da una storia vera: siamo nell’America degli anni ’50 e ’60 e la pittrice Margaret Keane crea un impero economico, dipingendo ritratti di donne, bambini e animali con grandi occhi. Il successo di pubblico e critica è enorme. C’è solo un problema: è il marito della Keane a firmare i quadri, prendendosi onori e fama, millantando la propria inesistente creatività e nascondendo fraudolentemente il talento della moglie. Margaret accetta la situazione, finché, dopo un ventennio, decide di ribellarsi, rivelando la truffa e ottenendo in tribunale la maternità delle sue opere. Come dire: bassa autostima? Dai! Non perdetevi la vostra grandezza!
Paura del nuovo? Se la novità vi spaventa e vi sentite al riparo solo all’interno di vecchi schemi e situazioni immutabili, di cui lamentarsi magari senza sosta, il film che può salvare dalla noia esistenziale è un film d’annata (1987), Bagdad Cafè, di Percy Adlon. Un’improbabile turista tedesca approda suo malgrado in un motel-bar piuttosto malmesso, nel deserto dell’Arizona. Il locale, caratterizzato da una pesante sonnolenza e incuria, si trasformerà in un luogo divertente e vitale! Grottesco e tenero, il film ha come colonna sonora la nota Calling you, che ci ricorda che qualcosa di nuovo sta chiamando: I’m calling you / Can’t you hear me? / And I can feel a change is coming. Non ignoriamo l’invito, dunque!
Siete tormentati dalla xenofobia? La paura dello straniero e del diverso si sconfigge con il musical del 2017, The greatest showman, diretto da Michael Gracey. Prima metà dell’Ottocento, l’impresario Phineas Barnum inventa lo spettacolo circense, raccogliendo intorno a sé gente di colore, persone affette da anomalie fisiche, fenomeni da baraccone, come la donna barbuta o i gemelli siamesi. Osteggiato e amato, Burnum è un ciclone inarrestabile, che investirà ipocrisie e barriere sociali, grazie alle bellissime coreografie e alla musica (Oscar e Golden Globe per la canzone, This is me). La donna barbuta, proprio in questa canzone, sfida la xenofobia con queste parole: “Sono coraggiosa, sono ferita – Sono ciò che devo essere, e non chiedo scusa: questa sono io”. Il musical non è il vostro genere? Allora, fate qualcosa di diverso, guardatevi il film!
Volete avere sempre ragione? Niente paura, siamo in presenza della cosiddetta “sindrome di Aristotele”! Vi proponiamo allora la visione del film francese Quasi nemici. L’importante è avere ragione di Yvan Attal. Una giovane studentessa di origine magrebina, proveniente dai sobborghi parigini incontra, o meglio si scontra, con un professore emerito e benestante, ma poco incline al politicamente corretto. Lui le insegnerà l’arte della retorica, per prepararla a partecipare ad un prestigioso concorso di eloquenza, suggerendo che non conta solo quello che si dice, ma come lo si dice! Insomma, “della verità chi se ne frega, l’importante è avere ragione”. Qualcosa però ad un certo punto va storto e allora occorrerà tornare alla verità, quella dei sentimenti e della profondità delle relazioni. Brillante e intelligente: un gioiello di incontro tra generazioni e culture.
E l’autostima? Tim Burton, regista visionario ci può traghettare verso il superamento di un grande classico disfunzionale: la bassa autostima. Lo fa grazie al suo Big Eyes, tratto da una storia vera: siamo nell’America degli anni ’50 e ’60 e la pittrice Margaret Keane crea un impero economico, dipingendo ritratti di donne, bambini e animali con grandi occhi. Il successo di pubblico e critica è enorme. C’è solo un problema: è il marito della Keane a firmare i quadri, prendendosi onori e fama, millantando la propria inesistente creatività e nascondendo fraudolentemente il talento della moglie. Margaret accetta la situazione, finché, dopo un ventennio, decide di ribellarsi, rivelando la truffa e ottenendo in tribunale la maternità delle sue opere. Come dire: bassa autostima? Dai! Non perdetevi la vostra grandezza!
Alcesti Alliata
Se invece volete riposare sotto l’ombrellone, eccovi alcuni libri che possono fare compagnia.
A quelli che in vacanza vogliono riprendere la rotta, consiglio un libricino che ci porta direttamente in Giappone e ci parla di Ikigai, ovvero del senso del perché siamo al mondo.
Ne Il piccolo libro dell’Ikigai, Ken Mogi, scrittore ed esperto della cultura millenaria del paese del sol levante, ci suggerisce più che di trovare il lavoro ideale, di ritrovare noi stessi nelle cose che quotidianamente facciamo, dunque felicità come desiderare ciò che si ha e non avere ciò che si desidera (Confucio).
Per quelli (un po’ come me) che vogliono sentirsi impegnati anche in vacanza ma allo stesso tempo cercano un po’ di raccoglimento ed intimità andrei su un saggio, non troppo pesante, un buon mix tra filosofia e teologia. Non ti manchi mai la gioiadi Vito Mancuso, che ci parla di felicità, di ricerca del senso, di governo del vuoto. Insomma, tutte quelle cose che nei momenti di tranquillità sarebbe opportuno almeno sbirciare.
Per gli irriverenti amanti dell’insolito, del serio ma non sul serio proporrei due brevi saggi ironici, datati ma, a mio modo di vedere, sempre attuali: Istruzioni per rendersi infelicie Di bene in peggio di Paul Waszlavick, in cui il fondatore della scuola di Palo Alto trova sempre il modo di sorprenderci con uno sguardo laterale sulla realtà. Cogliendone aspetti bizzarri e grotteschi, ci fa sentire anche un po’ meno soli.
Per gli amanti del noir che non lascia il passo a riflessioni esistenziali profonde ed amare suggerisco la lettura de La camera azzurradi George Simenon, un romanzo del celebre autore delle avventure del Commissario Maigret, ambientato nella Francia del dopoguerra. Storia di un amore che da profondo diviene malato e pericoloso: quel tanto di brivido e di insolito, quel “che” di amaro e cattivo che si può chiedere ad una lettura da ombrellone. che però ci sappia tenere svegli.
Chiudo con le parole di Gesualdo Bufalino in Museo delle ombrealtro libricino che consiglio. “In quanto a me, infine, a me che scrivo, e di ricordi mi ammalo, e coi ricordi mi curo, chissà che non sorprenda fra tanti risorgimenti la macchia di sangue, il ramo d’oro, l’ustione celeste, il segno che aspetto per riconvincermi di esistere (memini ergo sum!) e per ritrovare, in guerra col tempo, la mia dilapidata immortalità di bambino”.
E che dunque vinca la nostra dilapidata immortalità di bambini!
A quelli che in vacanza vogliono riprendere la rotta, consiglio un libricino che ci porta direttamente in Giappone e ci parla di Ikigai, ovvero del senso del perché siamo al mondo.
Ne Il piccolo libro dell’Ikigai, Ken Mogi, scrittore ed esperto della cultura millenaria del paese del sol levante, ci suggerisce più che di trovare il lavoro ideale, di ritrovare noi stessi nelle cose che quotidianamente facciamo, dunque felicità come desiderare ciò che si ha e non avere ciò che si desidera (Confucio).
Per quelli (un po’ come me) che vogliono sentirsi impegnati anche in vacanza ma allo stesso tempo cercano un po’ di raccoglimento ed intimità andrei su un saggio, non troppo pesante, un buon mix tra filosofia e teologia. Non ti manchi mai la gioiadi Vito Mancuso, che ci parla di felicità, di ricerca del senso, di governo del vuoto. Insomma, tutte quelle cose che nei momenti di tranquillità sarebbe opportuno almeno sbirciare.
Per gli irriverenti amanti dell’insolito, del serio ma non sul serio proporrei due brevi saggi ironici, datati ma, a mio modo di vedere, sempre attuali: Istruzioni per rendersi infelicie Di bene in peggio di Paul Waszlavick, in cui il fondatore della scuola di Palo Alto trova sempre il modo di sorprenderci con uno sguardo laterale sulla realtà. Cogliendone aspetti bizzarri e grotteschi, ci fa sentire anche un po’ meno soli.
Per gli amanti del noir che non lascia il passo a riflessioni esistenziali profonde ed amare suggerisco la lettura de La camera azzurradi George Simenon, un romanzo del celebre autore delle avventure del Commissario Maigret, ambientato nella Francia del dopoguerra. Storia di un amore che da profondo diviene malato e pericoloso: quel tanto di brivido e di insolito, quel “che” di amaro e cattivo che si può chiedere ad una lettura da ombrellone. che però ci sappia tenere svegli.
Chiudo con le parole di Gesualdo Bufalino in Museo delle ombrealtro libricino che consiglio. “In quanto a me, infine, a me che scrivo, e di ricordi mi ammalo, e coi ricordi mi curo, chissà che non sorprenda fra tanti risorgimenti la macchia di sangue, il ramo d’oro, l’ustione celeste, il segno che aspetto per riconvincermi di esistere (memini ergo sum!) e per ritrovare, in guerra col tempo, la mia dilapidata immortalità di bambino”.
E che dunque vinca la nostra dilapidata immortalità di bambini!