
Ieri 2 aprile 2025, per la Giornata Nazionale su Intelligenza Artificiale, Cyber Security e Digital Transformation, CEOFORLIFE ha ospitato a ROMA la Round-table TP dal titolo: “Reskilling, Upskilling ed intelligenza artificiale per il futuro del lavoro.
A SEGUIRE uno dei passaggi del nostro CEO DIEGO PISA
“La trasformazione che sta avvenendo nella nostra società con l’evoluzione più recente delle applicazioni che fanno uso di AI è qualcosa che POTENZIALMENTE tocca qualunque aspetto della nostra vita.
Ed uso il termine POTENZIALE non a caso, perchè da tecnologo comprendo che è come una molla che si sta comprimendo con sempre maggiore veemenza, e quando sarà rilasciata se non si è pronti culturalmente potrebbe essere un disastro in termini di stravolgimenti degli equilibri.
Avremo aziende che non avranno saputo adeguarsi che inevitabilmente scompariranno a favore di aziende più giovani, digitali, flessibili.
Posti di lavoro che saranno perduti a favore di nuovi ovviamente, ma non necessariamente ci sarà un match tra i due insiemi.
Per questo credo che questo sia un tema URGENTE da trattare.
Si dice spesso che la POLITICA ed i governi siano in ritardo, e che non serivrà regolamentare o limitare l’uso dell’AI per fermarla.
Sono assolutamente d’accordo, NON SI PUÒ METTERE FRENO AL FUTURO soprattutto in un contesto nel quale paesi diversi hanno regole diverse impattando sulla capacità di competere.
Ma siamo poi davvero sicuri che sia compito della politica?
Io credo che sia più importante il ruolo delle aziende che non dei governi, perchè è la necessità del business di essere sui mercati che definiranno i tempi, le modalità e soprattutto L’ETICA di questa trasformazione.
OGGI Invece di partire da numeri pensiamo allora ad una immagine.
Immaginate una persona, seduta alla sua scrivania, che lavora nello stesso settore da vent’anni. È competente, affidabile, conosce a memoria ogni processo. Ma qualcosa è cambiato. Intorno a lei gli strumenti sono diversi, le decisioni più veloci, gli algoritmi sempre più presenti. Quella persona non ha perso il lavoro. Ma rischia di perdere il senso del proprio lavoro.
Perché la trasformazione che stiamo vivendo non riguarda solo il “cosa” facciamo.
Riguarda soprattutto il “come” e il “perché”.
L’AI è arrivata nelle aziende spesso in silenzio, quasi per piccoli passi.
Prima nei report automatici, poi nei chatbot, poi nei suggerimenti intelligenti delle piattaforme. Ora è dappertutto.
Ma la verità è che nessuna tecnologia è davvero utile, se chi la usa non è pronto a farlo. Si tratta di ripensare il ruolo delle persone nell’organizzazione. ANZI, PUÒ ANCHE ESSERE PERICOLOSA
Pensiamo ad esempio a chi si occupa di CYBERSECURITY: in un mondo dove le minacce si moltiplicano ogni secondo, l’intelligenza artificiale può essere un alleato straordinario.
Ma anche un nemico silente e difficile da controllare, perchè quali aziende si sono munite di sistemi di controllo per assicurarsi che le proprie persone, magari proprio i più bravi, non usino chatgpt per migliorare il proprio delivery, mettendo quindi a rischio dati dell’azienda?
Serve gente capace di dialogarci, interpretare segnali, reagire in tempo reale.
Pensiamo alla FORMAZIONE: oggi non si tratta più di insegnare nozioni.
Pensate a scuola agli insegnanti dei vostri figli… davvero sono efficaci i dispensatori di nozioni?
Si tratta di allenare il pensiero critico, la flessibilità, la capacità di imparare continuamente.
E questo richiede una rivoluzione, non nei contenuti, ma nel modo in cui formiamo le persone.
Pensiamo alla CONSULENZA, alla tecnologia: non basta portare soluzioni tecnologiche in un mondo che ogni 6 mesi genera il nuovo disruptor, bisogna costruire fiducia, accompagnare le organizzazioni in percorsi che non sono solo digitali, ma profondamente umani.
Io penso che l’intelligenza artificiale non sostituirà le persone. Sostituirà quelle persone che non saranno messe in condizione di evolvere.
E questo è un rischio che – come aziende, come manager, come formatori – non possiamo permetterci di correre.
Abbiamo una RESPONSABILITÀ ENORME: rendere questa trasformazione un’opportunità per tutti, non un privilegio per pochi.
E per farlo, dobbiamo investire nelle persone. Ascoltarle. Coinvolgerle. Guidarle.
PERCHÉ LA VERA INNOVAZIONE NON È TECNOLOGICA. È umana.