Come funzionerà Libra, la nuova moneta (né troppo cripto, a dirla tutta, né esclusivamente virtuale, viste le prospettive e i progetti appena accennati da Mark Zuckerberg in un lungo post) targata Facebook? Per ora non se ne sa moltissimo, visto che il lancio è programmato per il 2020, ma l’identikit di base sembra tuttavia chiaro. Semigratuita nelle commissioni, tendenti a zero almeno per gli scambi più elementari fra utenti, ubiqua ma pur sempre a partire dalle piattaforme dell’ecosistema di Menlo Park e poi con un’app autonoma, destinata a uscire dal mondo online per essere usata anche nei negozi, per i trasporti, per pagare gli acquisti di ogni giorno. Se il modello di partenza è quello di WeChat, lo schema di approdo è ben più ambizioso: costruire una valuta mondiale parallela, ancorata ad asset sicuri, utilizzabile potenzialmente ovunque, da scambiare con valute tradizionali senza rischiare troppo. E possibilmente inclusiva, che sia cioè disponibile anche per quell’oltre miliardo e mezzo di persone che non dispongono di servizi bancari di base ma che hanno per le mani un telefonino.
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