IMMAGINIAMO di poter entrare in Facebook – o Amazon, Linkedin, Twitter, Google… – con una nostra identità digitale, gestita tutta da noi. Con dati personali che teniamo nascosti alla piattaforma e che sono sotto il nostro totale controllo. E poi con questa stessa identità poter passare da una piattaforma all’altra. Un po’ come facciamo adesso con il numero di telefono mobile. Che appartiene a noi, e non al nostro operatore telefonico. Ebbene, in alcune mosse che l’Unione europea sta mettendo in fila ci sono in nuce proprio questi principi rivoluzionari. L’ultima di queste sfocia nelle linee guida appena pubblicate dalla Commissione europea sulla “interoperabilità delle identità sulle piattaforme online”. Si tratta di principi che al momento hanno il valore di suggerimenti (“moral suasion”), ma potrebbero acquisire un peso maggiore se saranno incorporati in una direttiva a cui la Ue sta lavorando per aggiornare le norme sulle piattaforme online. Non solo: a maggio entrerà in vigore, anche in Italia, il nuovo regolamento sulla gestione dei dati personali, che rafforza il diritto dell’utente ad accedere ai propri dati personali presenti sulle piattaforme. A poterli modificare e – in teoria – anche portarseli via, per trasferirli magari su una piattaforma concorrente.
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