La scarsità d’acqua estrema e la siccità dovute al cambiamento climatico colpiscono 1,5 miliardi di persone in tutto il mondo. E la mancanza di adeguate risorse idriche, nel complesso, è una realtà 3 miliardi di esseri umani. Numeri che poggiano su un trend negativo preoccupante: la quantità d’acqua potabile disponibile pro capite è diminuita del 20% in appena due decenni. Ma in alcune regioni la situazione è peggiore. In Nord Africa e Asia occidentale (Iran, Pakistan, Afghanistan) il calo è del 30% e a stento la quantità d’acqua disponibile arriva ai 1000 m3, la soglia sotto la quale per convenzione si stima una scarsità d’acqua acuta.
L’allarme è lanciato dalla Fao nel suo rapporto annuale The State of Food and Agriculture, che individua la crisi climatica come uno dei fattori principali, insieme alla domanda d’acqua crescente e alla cattiva gestione delle risorse, che impoveriscono l’agricoltura a livello mondiale.
Il cambiamento climatico è letto come un moltiplicatore del rischio per l’agricoltura. Sovrapposto ad altri trend come l’urbanizzazione o l’adozione di diete più water-intensive, il cambiamento climatico comporta un maggiore rischio di eventi climatici estremi, siccità più durature, inondazioni più frequenti e devastanti e una variabilità climatica maggiore (specie nella frequenza e nell’abbondanza delle precipitazioni). Tutto ciò, a sua volta, aumenta la pressione sulla produzione agricola, poiché la crescita delle colture e le rese sono altamente sensibili alle condizioni climatiche.
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