L’Associazione Tarantinìdion ha presentato “U CARNEVALE DE NA VOTE quarta edizione” che si svolgerà il 13 febbraio alle ore 17.30 a Taranto. In Piazza Duomo Città Vecchia – “‘A MUERTE ‘U TATE”, sfilata in maschera del martedì grasso con il PROCESSO e l’antico ed allegorico FUNERALE DEL CARNEVALE.
Il corteo sfilerà accompagnati dalla musica popolare per le vie della Città Vecchia. All’arrivo in piazza Monteoliveto si brucerà ‘u Tate.
Quest’anno una piacevole sorpresa: la compagnia dei Teleperformers sarà protagonista di alcuni momenti della giornata.
Un grande riconoscimento ai nostri valenti attori che per l’occasione delizieranno i presenti con scenette e sketch legati al carnevale e ambientati nella Taranto di un tempo.
Due secoli fa, il Carnevale di Taranto si svolgeva proprio nel borgo antico della città.
Apriva il corteo la maschera di Mèste Giorge, tipica maschera tarantina dell’800, una parodia del signorotto locale con in mano un bastone a mo’ di scettro, simbolo del potere sul popolo. Procedeva altezzoso e sprezzante bastonando chi osava deriderlo. Più indietro, la maschera di Quaremme ‘a zinzilose, un uomo travestito da donna che rappresentava la vedova disperata di Carnevale.
Procedeva nel corteo tutta sconsolata piangente e fermandosi davanti alle cantine diceva: “Azzètt’ u ciste” (gradito il cesto) disperandosi di essere rimasta vedova. Vi era anche la maschera elegante dello Scaligero, simbolo del bel giovanotto tarantino. Portava legato al collo un cesto pieno di fiori ed in mano una lunga scala sottile. Non appena scorgeva una bella fanciulla affacciata al balcone, la omaggiava con un bel mazzo di fiori che conficcava all’estremità della scala.
C’era anche donna Pernìce per deridere signore, signorine, signorotti e signorini locali. La maschera che più di tutte rappresentava la città di Taranto era il Pescatore, interpretato da un gruppo di quattro uomini possenti e muscolosi. Indossavano camicia e pantalone bianco, fusciacca rossa legata in vita, giacca di vellutino nero gettata sulle spalle e berretto da pescatore. Portavano gli inseparabili attrezzi da lavoro, lancia, reti, lenza, nasse e un canestro colmo di frutti di mare.
Tra gli organizzatori la nostra collega Silvia Quero:
“La tradizione non consiste nel mantenere le ceneri ma nel mantenere viva una fiamma”, disse una volta il politico pacifista Jean Léon Jaurès. Quello che cerchiamo di fare noi è proprio questo: tenere viva una fiamma! E’ la fiamma che ci ricorda la nostra appartenenza, la nostra cultura. Riappropriarci di un patrimonio culturale è un dovere di ognuno di noi, ma soprattutto riteniamo importantissimo mantenere il contatto con il territorio, anche attraverso queste nostre tradizioni che, se non continuate, rischiano di cadere completamente nel dimenticatoio e morire. Un popolo senza storia, non è un popolo. Noi di storia ne abbiamo tanta e, se come in questo caso, tramandarla diventa anche un pretesto per spegnere i cellulari, sospendere per un po’ il virtuale e stare fisicamente insieme, divertendosi magari con i nostri figli, tanto di guadagnato! La partecipazione dei Teleperformers a “U’ Carnevale de’ na’ vote” è una grande dimostrazione di apertura e di sensibilità: non solo più un hobby di dopolavoro, ma un concreto aiuto alla vita sociale di una città! L’invito a partecipare è rivolto a tutti! colleghi, sicuramente non ve ne pentirete!
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