Il riscaldamento degli oceani viaggia a velocità doppia rispetto a 60 anni fa

Oggi il riscaldamento degli oceani, nella fascia dei primi 2 km di profondità, viaggia a velocità doppia rispetto al 1958. Le conseguenze però non restano a pelo d’acqua. Il calore immagazzinato dalle masse oceaniche – più o meno il 90% della radiazione solare che arriva sulla Terra – è il carburante che rende più intensi fenomeni come i tifoni e gli uragani e ha altri effetti di portata globale. Oltre a crescere, il calore stoccato dagli oceani scende anche più in profondità di 60 anni fa, con conseguenze per la vita marina. Sono i risultati principali di uno studio apparso su Nature Reviews Earth & Environment.

La fascia oceanica superiore compresa entro i 700 metri di profondità mostra un riscaldamento già dagli anni ’60. Il contenuto di calore in questa porzione di oceani è cresciuto di 229,5 ± 33,8 zettajoule (ZJ), pari a circa 4 ZJ l’anno. Una quantità di calore elevatissima: con 2,2 ZJ si potrebbe riscaldare l’intera atmosfera terrestre di 1°C. Sulla fascia tra 0 e 2000 metri di profondità, l’aumento è stimato in 351,4 ± 59,8 ZJ ovvero 5,8 ± 1 ZJ l’anno. Dagli anni ’90 è poi diventato rilevabile un riscaldamento degli oceani anche a profondità maggiori di 2000 metri. In generale, l’88% del calore cumulato si registra dal 1971 in poi (48 anni), mentre i 13 anni precedenti pesano solo per il 12%.

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