La pandemia spinge il cybercrime: in aumento dell’85% gli attacchi alle infrastrutture critiche, e del 63% quelli al settore della ricerca. Malware, phishing e social engineering le tecniche più utilizzate. Secondo Gabriele Faggioli, presidente Clusit, è “fondamentale investire in ricerca e costruire un ecosistema imprese-pubblica amministrazione; necessaria maggiore consapevolezza dei rischi informatici tra i cittadini”.
Emerge dalla nuova edizione del Rapporto Clusit 2020, presentata al Security Summit Streaming Edition, secondo cui la prima metà del 2020 si guadagna la maglia del “semestre nero” della cybersecurity. Con 850 attacchi noti analizzati, circa il 7% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, e la crescita costante del cybercrime, si registra un aumento in Europa di attacchi informatici. Il tema “Covid-19” è infatti stato utilizzato tra febbraio e giugno per perpetrare 119 attacchi gravi, ovvero il 14% degli attacchi complessivamente noti. In particolare, l’argomento è stato utilizzato a scopo di cybercrime, ovvero per estorcere denaro, nel 72% dei casi; con finalità di “Espionage” e di “Information Warfare” nel 28% dei casi.
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