Violazioni informatiche, una su 5 arriva dai dipendenti

Secondo un recente report rilasciato da Verizon, le violazioni imputabili a dipendenti o soggetti interni alle aziende sono in aumento e la loro scoperta è di solito molto tardiva, impiegando diversi mesi almeno nel 65% dei casi. La prima motivazione che muove chi agisce dall’interno è, prevedibilmente, il profitto personale, con il 47,8% dei casi analizzati in cui un dipendente è stato corrotto o ha venduto di sua volontà dei dai rubati in azienda. Il secondo motivo, però, è più preoccupante, in quanto nel 23,4% dei casi l’interno ha rubato dati o causato violazioni informatiche per il semplice gusto di farlo. Questo significa che è complesso capire fino in fondo le motivazioni che spingono queste persone e per rendere le cose più semplici Verizon ha raccolto in 5 categorie differenti il personale di fornitori che tipicamente rappresenta un pericolo per i dati aziendali.

La prima è quella in cui trova posto il lavoratore distratto: una persona che ha scarsa considerazione per le politiche di sicurezza dell’azienda e installa programmi non autorizzati, sposta dati su dispositivi non autorizzati o, più in generale, compie azioni non approvate dal dipartimento It e delle quali i responsabili restano all’oscuro, rendendo difficile chiudere le falle che questi lavoratori aprono verso l’esterno.

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