Anche gli antichi avevano le loro emoticon

Nascerà in Italia la prima banca dati delle ’emoticon’ dell’antichità: proverà a decifrare i simboli grafici apposti a lato dei testi scritti, su papiri e pergamene, che spesso la storiografia ufficiale ha catalogato come semplici ghirigori decorativi. Tra lettere personali, testi di magia, documenti pratici di notai e religiosi realizzati dal IV al X secolo, riemergerà così uno spaccato inedito della società e della cultura da cui sono nati i simboli del Medioevo.

A condurre questo viaggio sarà Antonella Ghignoli, paleografa dell’università Sapienza di Roma, che per il suo progetto ‘Notae’ (NOT A writtEn word but graphic symbols) ha vinto un finanziamento di quasi 1,5 milioni di euro del Consiglio europeo della ricerca (Erc).

“Proprio come le emoticon, anche questi antichi segni grafici esprimevano la voglia di comunicare in modo immediato con i propri pari attraverso un sistema diverso dalla scrittura alfabetica”, spiega Ghignoli. “Tracciare un simbolo grafico, in un certo senso, metteva sullo stesso piano scriventi professionisti, raffinati alfabeti, alfabeti principianti e analfabeti. Per questi ultimi tracciare segni era l’unico modo per prendere parte al processo di scrittura, sia nel tardo stato romano che nei regni post Romani”.

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