Formare e far crescere i giovani digitali è l’unica strada che porta le aziende verso il futuro

Da qualche giorno Diffusi i dati della seconda edizione della ricerca nazionale sullo stato di digitalizzazione del Paese, svolta su oltre 500 aziende e realizzato dalla Scuola dell’Innovazione di Talent Garden, Cisco Italia, Enel e Intesa Sanpaolo, con il supporto dei ricercatori del Master in Digital Transformation per il Made in Italy, pensato per formare consulenti in grado di accompagnare le aziende verso il digitale e l’industria 4.0.

In generale emerge la percezione generale del fatto che la digitalizzazione è fattore di competitività e trasformazione dei modelli di business e non modello accessorio e al tempo stesso emerge la necessità di formare giovani professionisti in grado di sfruttare e cogliere le enormi potenzialità della digitalizzazione.

Un’istantanea importante in un Paese, l’Italia, più “vecchio” al mondo dopo il Giappone con un’età media delle persone che vi lavorano di circa 50 anni.

Un limite quello dell’età, demografica e culturale, che spiega l’incapacità per tante imprese di adattarsi alle nuove sfide seppur in un contesto generale che ha fatto registrare una ripresa degli investimenti anche grazie a progetti come Industria 4.0 e il Piano band ultralarga, oltre che ai maggiori investimenti europei.

Secondo i dati il 67% del campione ritiene che l’innovazione impatti principalmente sull’acquisizione di un vantaggio competitivo, il 49% sull’aumento della produttività, il 48% sul miglioramento della qualità percepita dei clienti e il 47% sulla qualità interna del lavoro.

Se da una parte la maggioranza delle imprese sembra interpretare correttamente il significato della Digital transformation che influenza la progettazione dei modelli di business (67%) e lo sviluppo di una strategia digitale (53%), mentre il 32% parla di implementare nuove tecnologie in ogni settore, dall’altra manca ancora il corretto approccio al cambiamento organizzativo che rimane limitato all’ambito della comunicazione e affidato a professionisti appartenenti al marketing (63%) e non a figure specifiche come il Digital officer.

Non a caso mentre il 54% degli intervistati riconosca l’importanza della formazione l’ostacolo maggiore all’evoluzione digitale delle organizzazioni arriva proprio dalla mancanza di competenze digitali (43%). Ma la formazione rimane un problema. Il 26% non eroga corsi di formazione digitale al personale, il 17% lo fa una volta l’anno, mentre il 24% ha scelto la formazione continua e il 25% eroga corsi più volte l’anno.

Spazio per migliorare ce n’è parecchio visto che il 16% raccoglie e analizza i dati della sua attività, il 23% li pone alla base della strategia aziendale, ma il 36% non li raccoglie e il 22% li raccoglie ma non li analizza.

In un contesto in cui si percepisce con chiarezza la necessità di aumentare gli investimenti per accelerare il processo di digitalizzazione, dalle interviste si evidenzia un fenomeno significativo.

Sono infatti le aziende più giovani, il 53% del campione intervistato, a investire una percentuale più alta del loro fatturato in digital transformation, rispetto al 47% delle Pmi presenti sul mercato da più di 25 anni.

Dati che confermano la difficoltà delle aziende non native digitali ad adattarsi ai trend delle tecnologie innovative. Per questo però c’è bisogno delle giuste figure professionali. E le aziende infatti sono alla ricerca di digital marketing specialist (34%), data analyst (26%) e digital officer (23%).

Formare e far crescere i giovani digitali è l’unica strada che porta le aziende verso il futuro.

Alessandro Ladiana

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