Officina della prevenzione: Che cosa sono gli screening

ottobre prevenzione cancro2017Gli screening sono esami condotti a tappeto su una fascia più o meno ampia della popolazione allo scopo di individuare una malattia o i suoi precursori (quelle anomalie da cui la malattia si sviluppa) prima che si manifesti con sintomi.

In particolare gli screening oncologici servono a individuare precocemente i tumori o i loro precursori, quando non hanno ancora dato segno di sé.

Mentre la prevenzione primaria cerca di evitare l’insorgenza del cancro, per esempio attraverso interventi sugli stili di vita o sull’ambiente, gli screening rientrano nella cosiddetta prevenzione secondaria, che mira a individuare la malattia quando è più facilmente curabile.

Nello stadio iniziale, infatti, il cancro è normalmente circoscritto a una ristretta area dell’organismo e, il più delle volte, non dà sintomi.

In questa fase il tumore può essere affrontato con maggiore efficacia e minori effetti collaterali con trattamenti chirurgici o farmacologici e maggiori sono le probabilità di cura.

Quali sono le caratteristiche dello screening

Un esame di screening è diverso da un accertamento prescritto dal medico per identificare la natura di un disturbo.

Lo screening ha lo scopo di escludere una malattia, mentre gli accertamenti clinici comprendono un insieme di esami al fine di capire la natura di un disturbo.

Nel soppesare rischi, costi e benefici occorre ricordare che gli screening si rivolgono a persone nella grande maggioranza sane. Ciò impone di non eccedere in accertamenti diagnostici a volte più invasivi e che comportano costi eccessivi per la collettività.

La gamma di test diagnostici oggi disponibile è molto ampia. Tuttavia, non sempre un esame, per quanto affidabile e moderno, si presta a essere un buon metodo di screening. Per essere utilizzato in questo contesto, infatti, un esame deve rispondere a precisi requisiti:

Deve essere sicuro

Il fatto che lo screening si rivolga a persone che hanno un’elevatissima probabilità di essere sane impone la scelta di test che comportino il più basso livello di effetti collaterali e rischi. Occorre tenere conto di questo, in rapporto con i benefici attesi, per esempio nel caso di esami che impieghino radiazioni, come la mammografia.

Deve essere accettabile

L’indagine deve essere accettabile per le persone che saranno coinvolte. Un test molto efficace ma che per le sue caratteristiche risulti poco gradito alla popolazione di riferimento è poco adatto a essere impiegato in un contesto di screening, perché la percentuale di soggetti che aderiranno al programma sarà inevitabilmente inferiore all’atteso.

Deve poter cambiare il decorso della malattia

Non si ricorre allo screening se la diagnosi precoce non può cambiare il decorso della malattia. In sostanza, non ha senso anticipare la diagnosi – e quindi fornire alla persona la consapevolezza di essere affetta da una patologia – se non sono disponibili trattamenti in grado di curarla o rallentarne il decorso in maniera significativa.

Deve avere un costo sostenibile per la collettività

Dal momento che lo screening si rivolge a popolazioni che possono essere anche molto ampie, ed è in genere pagato dal sistema sanitario regionale, occorre coniugare l’efficacia diagnostica del test alla sostenibilità economica del programma.

Deve essere il più possibile attendibile

Non esistono test diagnostici perfetti: un test è tanto più affidabile quanto più sa coniugare sensibilità e specificità.

  • La sensibilità è la capacità di individuare il maggior numero possibile di persone effettivamente ammalate tra quelle sottoposte al test, ossia di dare il numero più basso possibile di falsi negativi.
  • La specificità è la proprietà dell’esame di non diagnosticare erroneamente una malattia in chi non ce l’ha, ossia di dare il numero più basso possibile di falsi positivi.

Un esame, per essere considerato utilizzabile nell’ambito degli screening, deve quindi avere una specificità molto alta e un buon livello di sensibilità.

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